La direttiva UE sulla Sostenibilità o CSRD, ad oggi rappresenta l’ultimo intervento legislativo europeo sulla rendicontazione della sostenibilità, introducendo l’obbligo di rendicontazione (reporting) delle informazioni di sostenibilità ad una più ampia platea di soggetti.
La direttiva CSRD sostituisce la precedente Non Financial Reporting Directive (NFRD), ampliandone il campo di applicazione.
A differenza della DNF, la CSRD fa propri, negli indici ESRS “E”, i principi e le finalità del regolamento della Tassonomia (Reg. UE 825/20) che detta le regole di rendicontazione. La scelta strategica è basata sulla decisione di contenere a lungo termine l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto della soglia di 2°C oltre i livelli pre-industriali, e di limitare tale incremento a 1.5 °C.
Cosa cambia con la CSRD
- l’obbligo di assurance: i report di sostenibilità saranno assoggettati alla “limited assurance”, nella prospettiva di raggiungere la “reasonable assurance” (ovvero quella tipica del bilancio economico-finanziario);
- l’informativa di sostenibilità digitalizzata: al fine di aumentare la diffusione delle informative di sostenibilità, le imprese saranno obbligate a rendere digitale l’informazione presente nei relativi report;
- la collocazione dell’informativa di sostenibilità: le imprese dovranno includere l’informativa di sostenibilità all’interno della Relazione sulle Gestione e non in un documento a sé stante, al fine di garantire una maggiore integrazione tra informazioni di carattere finanziario e non;
- un unico standard di rendicontazione: al fine di garantire una maggiore comparabilità tra le disclosure, le imprese saranno tenute ad adottare un unico standard di rendicontazione ESRS (European Sustainability Reporting Standard), il cui sviluppo è demandato all’EFRAG (European Financial Reporting Advisory), l’ente che si occupa dei principi contabili a livello internazionale;
- una maggiore attenzione alle strategie di sostenibilità e a come queste influenzino il modello di business: le imprese dovranno impegnarsi nell’integrare gli obiettivi ESG all’interno della propria strategia;
- la governance di sostenibilità: per poter definire le strategie di sostenibilità e monitorare gli obiettivi ESG, le imprese saranno chiamate a fare disclosure in relazione al ruolo degli organi di amministrazione, gestione e controllo in merito alle questioni di sostenibilità;
- la doppia materialità: le imprese dovranno fornire informazioni di sostenibilità sia in merito all’impatto delle proprie attività sulle persone e sull’ambiente, sia riguardo al modo in cui i fattori di sostenibilità incidono su di esse e sui loro risultati;
- l’inserimento dei rischi ESG all’interno dell’ERM: le imprese saranno tenute a considerare all’interno del modello di gestione dei rischi (ERM – Enterprise Risk Management), quelli legati al clima e ad altre questioni ambientali;
- l’integrazione degli aspetti ESG lungo la Value Chain: le imprese, nel rendicontare l’informativa di sostenibilità, dovranno includere informazioni anche sugli impatti materiali, sui rischi e sulle opportunità connesse all’intera catena del valore a monte (upstream) e a valle (downstream).
Perimetro delle imprese che ricadono all’interno della normativa CSRD
Rientrano nel perimetro delle CSRD:
- tutte le società europee quotate sui mercati finanziari (ad eccezione delle microimprese);
- tutte le grandi società europee non quotate sui mercati finanziari, che soddisfano almeno 2 dei seguenti requisiti:
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- fatturato superiore a 50 milioni di euro;
- totale attivo superiore a 25 milioni di euro;
- oltre 250 dipendenti;
-
- società extra-europee che generano un fatturato di almeno 150 milioni di euro all’interno del territorio dell’UE.
Quali sono le tempistiche per l’adozione?
La Direttiva, in vigore a partire dal 2024, verrà applicata in base ai seguenti requisiti e scadenze:
- dal 1° gennaio 2025 (con riferimento all’esercizio 2024) la normativa toccherà le grandi imprese già soggette alla NFRD, ossia gli Enti di pubblico interesse che superino:
-
- il numero medio di 500 dipendenti;
- uno dei seguenti limiti:
- totale attivo Stato patrimoniale superiore a 25 milioni di euro;
- ricavi netti superiori a 50 milioni di euro;
-
- dal 1° gennaio 2026 (con riferimento all’esercizio 2025) la normativa si applicherà alle grandi imprese non ancora soggette alla NFRD che rientrino in almeno due dei seguenti criteri:
-
- almeno 250 dipendenti;
- totale attivo superiore a 25 milioni di euro;
- ricavi netti superiori a 50 milioni di euro;
-
- dal 1° gennaio 2027 (con riferimento all’esercizio 2026) l’applicazione delle disposizioni toccherà le piccole e medie imprese quotate e le altre imprese quotate che rientrino in almeno due dei seguenti criteri:
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- numero dipendenti compreso tra 10 e 250;
- totale attivo tra 450.000 euro e 25 milioni euro;
- ricavi netti tra 900.000 euro e 50 milioni di euro.
-
Le PMI possono scegliere di non partecipare fino al 2028 (c.d. opzione opt-out).
Infine, con scadenza a partire dal 1° gennaio 2029 (con riferimento all’esercizio 2028) l’applicazione delle disposizioni toccherà le imprese non appartenenti all’Unione con determinati limiti e/o filiali o succursali nell’Unione:
- società extra-Unione:
- con fatturato oltre 150 milioni di euro all’interno dell’Unione per due anni consecutivi;
- con una subsidiary che si qualifica come PMI quotata e/o succursale con un fatturato netto oltre 50 milioni di euro per l’esercizio precedente.
Un obbligo normativo che diventa opportunità
Sebbene l’adeguamento alla CSRD possa sembrare una sfida complessa per molte aziende, è importante sottolineare che la normativa offre anche vantaggi competitivi. Investire nella sostenibilità significa costruire un’azienda più resiliente e capace di resistere alle esigenze di un mercato sempre più attento ai temi di sostenibilità. In un contesto in cui la sostenibilità ormai è un fattore obbligatorio, la CSRD può diventare un alleato fondamentale per costruire un futuro sostenibile e competitivo.
L’allineamento ai principi ESG è oggi pervasivo in ogni area aziendale: per questa ragione PwC mette in campo un team multidisciplinare capace di esprimere competenze tecnico-organizzative specifiche e diversificate (esperti di sostenibilità, legali, professionisti HR, esperti di operations, informatici, etc), a seconda delle Vostre esigenze.
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